- Immortalità di un'amicizia -
Sapete
qual è la differenza tra i sogni di un bambino e quelli di un adulto?
Questa la domanda
che vi sarà posta leggendo “Un buco nell’eternità”, un romanzo a quattro voci,
ambientato in un piccolo e sperduto paesino della Sicilia Sud Orientale,
Canicattini Bagni, nell’arco di un’estate. L’estate dopo l’esame di stato di
Barbara, Fabiana, Cinzia e Marzia.
Le nostre quattro
protagoniste sono delle ragazze comuni, diverse per carattere, ma simili nella
paura di vedersi crescere senza sapere esattamente dove stare andando, e nella
solitudine che avvertono nel non sentirsi parte del mondo che le circonda. Si
preoccupano di ragazzi, di amori perduti e ritrovati, o solo sospirati. Si
preoccupano di non responsabilizzarsi, ma soltanto di divertirsi, finché
qualcosa non travolgerà i loro destini…
Un buco
nell’eternità, è una storia di amicizia. È la promessa di non dimenticarsi mai.
È la promessa di fare di se stessi un sogno. È la promessa di non smettere mai
di crederci, anche se il mondo ti dà dell’utopista.
Perché, sapete
qual è la differenza tra i sogni di un bambino e quelli di un adulto?
“I primi possono
soltanto sognare, mentre i secondo possono tentare di realizzare ciò in cui
credono”.
E voi, avete mai tentato?
ISBN: 9788863320503
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romanzo:
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Personaggi principali:
BARBARA E
BARBARA E
Battuta
della protagonista tratta dal romanzo:
“Ah,
comunque, per gli amici io sono Barbie, voi tutti altri chiamatemi Barbara E”.
Diciannovenne,
del segno dello scorpione, maturante al liceo classico con il massimo dei voti,
ama leggere, è perennemente con la testa tra le nuvole, silenziosa, riflessiva
e responsabile, tanto da venire da sempre definita dai genitori “un’adulta in
miniatura”.
Scopre
di potersi definire una H.S.P. (HIGLHY SENSITIVE PERSON), ovvero una persona in
grado di percepire i sentimenti altrui come fossero i propri, tanto da confonderli,
da desiderare ardentemente di “guarirne”; e, per non ricadere ancora in questo
spiacevole stato di smarrimento, cerca in tutti i modi di sedare e controllare
le proprie emozioni. Il risultato che ne consegue, tuttavia, è di demarcare
ulteriormente l’isolamento che la fa apparire e sentire un’estranea tra i suoi
coetanei.
Barbara
ha un blog che utilizza come diario virtuale non-segreto, o quasi: è l’unico
ambiente, dove si lascia andare alle proprie emozioni. La maggior parte dei
suoi interventi sono proiettati all’incontro del grande amore, che considera
l’ultima speranza di liberazione dal noioso torpore che avvolge lei e i suoi
giorni.
Eppure,
Barbara è amata da tutti: dai genitori che le offrono fiducia e indipendenza
nelle varie decisioni; dalle amiche che la vedono come un punto di riferimento;
dai professori che l’hanno sempre stimata e lodata; dai ragazzi che tentano in
qualche modo di avvicinarle, inutilmente. Non avrebbe apparenti motivi per
sentirsi esclusa. Lei lo sa bene, e tale consapevolezza non fa che ingrandire
il suo malessere, la sua illogica insoddisfazione e solitudine, ma che cosa -
non può fare a meno di domandarsi – accadrebbe, se le stesse persone che le dichiarano
simpatia e disponibilità, le leggessero la mente? Esplorandone l’animo interiore,
la riconoscerebbero?
Il loro
affetto era rivolto alla vera Barbara o a una Barbara idealizzata?
Fabiana S.
Battuta della protagonista tratta dal
romanzo:
“Restavo sempre qualche metro indietro
ad osservarla… ad osservare ciò che io avrei voluto essere: lei”.
La “lei” cui si riferisce Fabiana è
proprio Barbara: considerata un’anima buona in mezzo a tanti malvagi, e cattiva
ci si sente lei stessa.
Fabiana ha diciotto anni, è la più
piccola del gruppo e non fa nulla per dimostrarsi più grande, anzi, se ne esce
spesso fuori e volentieri con infantili iniziative, tipo la “storia del
cofanetto”. È l’estate dopo la maturità e sente che a settembre qualcosa, probabilmente
le responsabilità di adulte, le separeranno. Allora tenta di convincere le
amiche a custodire alcuni preziosi oggetti personali, accompagnati da lettere
sulle quali esprimere i sogni attuali, all’interno di un cofanetto dorato con
farfalle in rilievo, per poi seppellirlo da qualche parte e riaprirlo insieme
dopo cinque anni.
Fabiana in realtà, al contrario di come
appare, è stata costretta sin da bambina ad essere l’adulta di casa. La madre è
un’alcolizzata che, come se non bastasse, si sta avvicinando al mondo della
droga, che accusa la figlia di averle distrutto le prospettive per il futuro.
Il padre, stanco dell’assenza e dell’autodistruzione della moglie, ritrova in
un’altra donna quell’amore che credeva di aver ritrovato nella madre di sua
figlia. Ciononostante, tenta continuamente di giustificare la moglie, di
proteggerla dall’opinione dei vicini, a volte dalla figlia stessa, senza
rendersi conto che in tal modo ne provoca una maggiore sofferenza.
Fabiana si sente cattiva, proprio
perché prova “odio” per la madre e si domanda per quale ragione non riesca a
non considerarla, come la signora adolescente S. (come spesso la definisce) fa da
sempre con lei. Forse è per questa ragione che ha trovato conforto nella Voce,
una sorta d’invisibile grillo parlante, rauco e senza l’accento dialettale, che
ode da quando aveva dieci anni…
In aggiornamento...
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